Rinasce il brand Faito, l’aranciata italiana che vendeva negli anni ’80 più della Fanta.
Una sfida vinta. Un brand storico campano che rinasce a 25 anni dal fallimento e tutta la passione di un imprenditore “che si è fatto da solo”, se vogliamo utilizzare un’espressione forse un po’ abusata.
Non è il suo caso perché Luigi Vitale si è davvero fatto da solo. Oggi ha 40 anni e, insieme al fratello, è nel settore dell’ingrosso del beverage da quasi 20 anni. Le prime vendite nella sua Castellammare di Stabia, sul golfo di Napoli. I fratelli Vitale sono bravi, si tolgono tante soddisfazioni ma, soprattutto, non si fermano mai. Due anni fa la grande sfida: rilanciare uno storico marchio campano di bevande analcoliche, che faceva invidia alla Fanta negli anni ’80.
Sfide che non finiscono mai: neanche il tempo di affrontare l’ultima, che già si pensa alla prossima. Oggi gli obiettivi si chiamano Internet e mobile: “Le persone ci chiamano ancora sul telefono fisso, nei nostri magazzini, per ordinare i prodotti. Ma domani tutto si svolgerà con un tocco su un’app per smartphone”, ci spiega Luigi. Da qui l’esigenza di adeguarsi a un mercato che corre continuamente.
L’abbiamo contattato per farci raccontare la sua storia di imprenditore e quella della rinascita del glorioso marchio Faito.
Luigi Vitale, imprenditore a 20 anni
Tutto parte a Castellammare di Stabia, intorno al 2000. Luigi Vitale apre un piccolo distributore all’ingrosso di bevande di ogni genere. Un’azienda piccola ma che funziona a dovere: tenacia, passione e duro lavoro sono pane quotidiano per il fondatore e i suoi collaboratori. I prodotti hanno una domanda crescente e presto la rete di distribuzione si estenderà a diversi comuni dell’area vesuviana. Ma anche e soprattutto a Sorrento e in tutta la penisola sorrentina.
Una crescita che spinge l’imprenditore a una necessaria espansione, con l’apertura a Meta di Sorrento di un nuovo deposito di vendita all'ingrosso e al dettaglio.
«Oggi ci occupiamo principalmente di vendita all’ingrosso, ma abbiamo anche un canale di vendita a privati di tipo tradizionale: ci affidiamo al porta a porta. Proprio quest'ultimo è il nostro punto di forza, oggi serviamo alla porta quasi 1.000 famiglie: proprio per questo, è nostra intenzione offrire loro nuovi servizi, grazie alle nuove opportunità offerte dalla Rete».
La base operativa – così come gran parte dei collaboratori – restano a Castellammare. Una città a cui Luigi è legato visceralmente. Ed è proprio da questo legame con la storia della città vesuviana che nasce l’idea che darà una svolta alla sua attività.
Un brand storico rinasce dalle sue ceneri
«Eravamo in un bar, quel giorno. C’ero io, distributore di bibite all’ingrosso e a domicilio. E c’erano due miei amici stabiesi di vecchissima data: un esperto di acque minerali, con una storia professionale di oltre trent’anni, e un consulente marketing», racconta Luigi.
Tra una chiacchiera e un aperitivo, la memoria corre di nuovo ai bei tempi andati, quelli della giovinezza.
«Ci siamo fatti trasportare dalla nostalgia e abbiamo cominciato a rievocare tutto ciò che facevamo da bambini e ragazzi. In particolare, tutti e tre ricordavamo con affetto ed entusiasmo la mitica aranciata Faito: tutti a Castellammare la bevevano. Era un must per noi, altro che Coca e Fanta!».
Al momento della conversazione, il marchio Faito non esiste da quasi 20 anni. Brand storico di bevande gassate negli anni ’80, all’epoca la sua aranciata è venduta più della Fanta, almeno nell’area stabiese.
Malgrado il successo, l’azienda vede un lento, ma inesorabile declino fino al 1995, giorno del fallimento.
Chi era piccolo negli anni ’80, ricorda sicuramente lo spot, che girava sulle reti private commerciali in Campania: un omino di plastica scalava la vetta del monte che porta il nome del brand; una volta in cima, prendeva fiato e gridava a squarciagola “Faitooooooo”, mentre la montagna gli restituiva l’eco “gassoooosaaaa!”.
«Per noi – spiega Vitale – era quella la gassosa, era quella l’aranciata. Altre bevande simili non ci sembravano così genuine e gradevoli: avevano, dicevamo noi, un retrogusto “di medicinale”, dovuto forse al troppo zucchero».
Quella sera stessa, ricordando il sapore dell’aranciata Faito, i tre stringono un patto: decidono di far rinascere lo storico marchio stabiese. Per prima cosa, la ricerca del gusto perfetto:
«Volevamo che la formula della nuova aranciata rispecchiasse a pieno il gusto di quando eravamo ragazzi. Abbiamo cercato e ricercato formule e ricette, assaggiato centinaia di prototipi diversi, fino a individuare il sapore giusto».
Trovano i fornitori giusti per imbottigliare la nuova linea, individuano il personale necessario e le strutture adatte. E partono. È il 5 giugno 2015, giusto in tempo per la stagione estiva, e il brand Faito rinasce dalle sue ceneri.
«Ci abbiamo lavorato tanto, abbiamo fatto tanti sacrifici, ma sono stati tutti ripagati: a poche settimane dalla rinascita del marchio, i nostri centralini sono andati in tilt».
Oggi il brand ritorna in supermarket, bar, caffè, ristoranti e pizzerie di tutta la zona vesuviana e la penisola sorrentina e ben presto la troveremo anche in altre regioni d'Italia.
L’incontro con Joykos
Tutto sembra andare bene. Ma Luigi non si ferma mai: proiettato com’è sempre nel futuro. Oggi l’azienda, l’abbiamo accennato, si concentra soprattutto sulla vendita all’ingrosso e sul porta a porta, con richieste telefoniche. Manca quindi un approccio al canale del futuro (o del presente): il web.
Da questa esigenza, l’incontro con Joykos:
«Prima di incontrare loro, non avevamo un canale di vendita online. Ne sentivamo però l’esigenza: abbiamo sempre guardato al futuro e non vogliamo farci trovare impreparati quando le vendite diventeranno esclusivamente online e mobile. Ancora oggi la maggior parte delle richieste arrivano via telefono. Domani, però, se non oggi, il cellulare non sarà più utilizzato per parlare, ma per ricevere ordini automaticamente tramite l’app Joykos e sfruttare l'integrazione col software gestionale Phact, già in utilizzo. Con Joykos abbiamo questo nuovo strumento a portata di clic».
Con la partnership, il marchio Faito non solo rinasce, ma trova una collocazione del tutto inedita: ora è possibile acquistare la storica aranciata con un semplice touch sullo smartphone.
Il Beverage in Italia
Vitalia Drinks e il beverage italiano in generale sono sulla strada giusta. I dati di Beverfood sono molto chiari. La testata giornalistica milanese dedicata al comparto, ogni anno realizza Bevitalia, un corposo dossier sull’andamento del beverage Made in Italy.
Il settore delle bevande analcoliche in Italia – acque confezionate soprattutto, ma anche bibite gassate e lisce, succhi e bevande dalla frutta – vale 5,8 miliardi di euro. Gli italiani, nello specifico, hanno consumato quasi 17mila milioni di litri di soft drink. Ogni anno bevono, pro-capite, 273 litri l’anno, di cui 211 di acque e 62 di succhi e bibite di altro tipo.
I dati si riferiscono al 2016, mentre nello scorso anno le stime di crescita sono state ancora più importanti: secondo i Dati IRI, a fine settembre, la crescita dei volumi era dell’8% per le acque minerali e di circa il 2% per bibite e succhi.
Questo solo per restare nell’ambito dei confini nazionali. Sul fronte delle esportazioni, dove sappiamo che il Made in Italy è ancora premiante, la crescita è stata ancora più dirompente. Dati Coldiretti ci dicono che cibo e bevande dall’Italia hanno registrato complessivamente un aumento nei volumi di vendita del 9% sull’estero, raggiungendo i 40 miliardi complessivamente, nel 2017. Un record storico.
E c’è da aspettarsi un’impennata proprio nel consumo di bevande analcoliche. Nelle previsioni per il 2018 nel settore Food&Beverage, il Guardian ha posto proprio i soft drink tra i trend in crescita: acque toniche aromatizzate, bevande salutiste, prodotti light, tè detox in bottiglia. Saranno questi i principali sviluppi, secondo gli esperti.
La strada tracciata da Vitalia Drinks è quella giusta, dunque. E con le nuove opportunità offerte da Internet e dal commercio elettronico, potrà spiccare definitivamente il volo.
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